martedì 21 agosto 2018

Insolito Pirandello

Una bella pagina di un insolito Pirandello. 

Come una lieve carezza romantica, in cui si stempera anche il sentimento della crudezza della realtà, qui è un anziano signore che, seduto nel suo studio, si lascia andare con il pensiero ad un vecchio ricordo, che rivive, oramai, fuori dallo scorrere nel tempo; reale solo nell’immaginazione della memoria e pertanto molto più possente perché non piegato alla necessità del vivere esistente.
E il ricordo prende vita come in una visione sfumata intravista attraverso il molle ondeggiare di un velo, o, meglio, un ricordo dipinto proprio sul velo, mosso da una seducente discreta e intrigante brezzolina.
Qui si allontanano anche le tematiche classiche di Pirandello. Non più in risalto il sentimento del contrario nè l’accenno alla realtà difficile ed illogica dell’esistenza della persona (che nel suo etimo che significa maschera, quale noi tutti siamo agli altri ed a noi stessi).
Persona nella poliedricità del suo dispiegarsi, annegata e naufragante nel vivere quotidiano. 
Tematiche che si allontanano, come dicevo, ma non del tutto, anzi nel ricordo creatore del possibile (e come tale sottratto all’ordine logico della vita), si trasformano in una rivincita sulla necessità dell’essere.
È il Mattia Pascal che risorge vincente dalla sconfitta. L’uomo che aveva cercato di fuggire dal baratro della vita quotidiana che lo soffocava e che amaramente aveva dovuto constatare che la prigione non è nel luogo ma nell’anima, con tutte le matrici del vissuto e delle sue conoscenze. 
Qui è ora il forte sentimento del contrario, avverso alla vita tiranna con le sue leggi, che scavalca e vince queste leggi e fa dire alla donna del ricordo: «Guardami ora, guardami ancora, come ero e come sono bella ». 
(paolo patrone)

Dal brevissimo racconto ‘Visita’, della raccolta ‘Una giornata’ (6 pagg. in tutto), da cui ho tratto un piccolo passo, e la breve chiusa del racconto.

...........................................§§§§§§§§§§§§§

“La conosco appena (morta, dovrei dire: "la conoscevo appena", ma lei è qua ora come nell'assoluto d'un eterno presente, e posso dir dunque: la conosco appena), l'ho veduta una volta sola in una riunione festiva nel giardino d'una villa di comuni amici, a cui lei è venuta con quest'abito bianco d'organdis.
In quel giardino, quella mattina, le donne più giovani e più belle avevano quell'ardore sfavillante che nasce in ogni donna dalla gioia di sentirsi desiderata. S'eran lasciate prendere nel ballo e, sorridendo, ad accendere di più quel desiderio, avevan guardato sulle labbra così d'accosto l'uomo da sfidarlo irresistibilmente al bacio. Ma di primavera, momenti di rapimento, col tepore del primo sole che inebria, quando nell'aria molle è pure un vago fermento di sottili profumi e lo splendore del verde nuovo, che dilaga nei prati, brilla con vivacità così eccitante in tutti gli alberi intorno; strani fili di suono luminosi avviluppano; improvvisi scoppi di luce stordiscono; lampi di fughe, felici invasioni di vertigini; e la dolcezza della vita non par più vera, tanto è fatta di tutto e di niente; né vero più, né da tenerne più conto, ricordando poi nell'ombra, quando quel sole è spento, tutto ciò che s'è fatto e s'è detto. Sì, m'ha baciata. Sì, gliel'ho promesso. Ma un bacio appena sui capelli, ballando… 

La padrona dì casa, con cui mi trovavo, mi volle presentare a lei mentr'era ancor china a rassettare le testoline scapigliate e le vesti in disordine a quei bambini. Nel rizzarsi d'improvviso per rispondere alla presentazione, la signora Anna Wheil non pensò di rassettarsi anche lei sul petto l'ampia scollatura di quel suo abito d'organdis; sicché io non potei fare a meno d'intravedere del suo seno forse più di quanto onestamente avrei dovuto. Fu solo un attimo. Subito portò la mano a ripararselo. Ma dal modo con cui, in quell'atto che volle parer furtivo, mi guardò, compresi che della mia involontaria e quasi inevitabile indiscrezione non s'era per nulla dispiaciuta….
Ma oltre a questa tacita intesa , durata un attimo, per sempre, non ci fu altro tra noi…

Me la ritrovo ora qua accanto, in quest'aria verde, in questa luce del mio studio, vestita come tre anni fa del suo abito bianco d'organdis.
- Il mio seno, se sapessi! Ne sono morta. Me lo hanno reciso. Un male atroce ne fece scempio due volte. La prima, un anno appena dopo che tu, di qua, ricordi? me lo intravedesti. Ora posso allargare con tutt'e due le mani la scollatura e mostrartelo tutto, com'era, guardalo! guardalo! ora che non sono più.
Guardo; ma sul divano è solo il bianco del giornale aperto.”

Nessun commento:

Posta un commento

Il silenzio - un racconto della montagna di Max Frisch

In esergo: Chi non vuole impegnarsi in una lunga lettura (patacchiata, come dicono alcuni) non è mica obbligato a farla ma lasci a me il dir...